Tomba a cappuccina del IV secolo, ritrovati sotto l’odierna basilica di Santa Restituta in Lacco Ameno
Il Museo custodisce un campionario delle tante opere ancora visibili nei settantasette edifici sacri tra basiliche, chiese, cappelle e oratori dell’Isola.
Il Museo Diocesano di Ischia espone opere databili dal IV al XX secolo, provenienti dalle chiese del territorio diocesano, ma in modo particolare dall’antica e dall’attuale Cattedrale; altre sono state acquisite grazie alla donazione di alcuni privati, e risultano significative per la storia e la conoscenza della cultura religiosa ed artistica isclana.
Degna di nota è la sezione lapidea, ove è custodita l’opera più preziosa dell’intera collezione museale, il Sarcofago con il miracolo di Bethesda risalente alla fine del IV secolo.
San Paolo racconta: "Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l'indomani arrivammo a Pozzuoli. Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana." (At 28)
In questa sezione sono conservati alcuni frammenti di monumenti sepolcrali del XIV e XV secolo, appartenenti ad antiche nobili famiglie: Cossa e Taliercio, opere di scultura napoletana trecentesca, provenienti dall’antica Cattedrale del castello; la lastra tombale del vescovo Innico d’Avalos del 1637; rocchi di colonne e un capitello.
È da ricordare che l’antica Cattedrale, sita sul Castello Aragonese, fu gravemente danneggiata durante lo scontro tra anglo-borbonici e francesi nel giugno del 1809.
Le suppellettili e alcuni marmi della Cattedrale risparmiate dalle cannonate, dai saccheggi e dalle dispersioni varie furono trasferite nella chiesa agostiniana di Santa Maria della Scala nel Borgo di Celsa, che intanto il re il 17 gennaio 1810 aveva concesso ai canonici, per adattarla a nuova Cattedrale. Anche poche suppellettili delle piccole chiese esistenti sul Castello furono portate nella nuova Cattedrale.
Fronte di sarcofago marmoreo con scene figurate prodotta durante il pontificato di Damaso (366-384 d.C.)
La figura trionfale di Cristo è protagonista di una serie di sarcofagi che prende il nome dalla raffigurazione centrale della guarigione del paralitico alla piscina di Bethesda presentata su un prezioso sfondo architettonico.
Tre soli esemplari hanno resistito il corso del tempo. Uno è custodito nel Museo Pio Cristiano in Vaticano, un altro è affisso dal Medioevo sulla facciata della Cattedrale di Tarragona in Spagna. Il terzo è quello ubicato ad Ischia.